Selezionata la terna finalista della 48^ edizione del Premio Letterario Brignetti
6 Luglio 2020Da oggi in consegna alla Giuria Popolare i tre libri finalisti
7 Luglio 2020Opere finaliste 2020
OPERE FINALISTE 2020
Roberto Andò – Il bambino nascosto – La nave di Teseo
Gabriele Santoro è un maestro di pianoforte che, allontanandosi dalla sua famiglia borghese, ha scelto di vivere a Napoli, nel tormentato quartiere Forcella. Vive una vita appartata, tutta casa e conservatorio, irradiata da quei versi di poesia che ama rievocare mentre si rade. Un giorno, dopo aver lasciata aperta la porta per il postino, si ritrova in casa Ciro, un bambino di 10 anni che, da subito, gli appare terrorizzato. Ciro vive con la sua famiglia nello stesso condominio ed è figlio di un camorrista affiliato al potente boss locale. Alle sue domande, per capire le ragioni di questa fuga, il ragazzo oppone un ostinato silenzio, ma il maestro decide ugualmente di nasconderlo. Raccogliendo indizi qua e là, Gabriele scopre che il suo piccolo ospite rischia addirittura la vita, a causa di uno scippo finito male di cui si era reso protagonista con un amico. Strane figure, tra cui un vecchio allievo, ora al servizio della criminalità, sorvegliano e si intrufolano nella sua abitazione. Tra il maestro e il ragazzo inizia un rapporto fatto inizialmente di silenzi e difdenza, che via via si trasforma in qualcosa di molto simile a quello tra un padre e un glio. Dandogli lezioni di piano, l’adulto scopre in Ciro un talento per la musica che, se coltivato, potrebbe dare frutti significativi. Metafora della condizione di questo povero ragazzo: condannato dall’educazione e dall’ambiente che il destino gli ha assegnato a un’esistenza nei ranghi della malavita e tuttavia pronto a spiccare il volo in altre direzioni se solo qualcuno gli mostra che altre strade sono possibili.
Gabriele assumerà con sempre maggiore coscienza questo difcile compito che si è dato e cercherà di restituire la “libertà” a Ciro.
Emilio Gentile – Quando Mussolini non era il Duce – Garzanti
A marzo del 1912, il ventinovenne Benito Mussolini è solo un marxista di provincia. Appena quattro mesi dopo irrompe sulla scena nazionale, a capo della corrente rivoluzionaria che conquista la guida del partito socialista. Nei mesi successivi, come direttore del-l’«Avanti!», è idolatrato dalle masse. Ma nell’autunno del 1914 sostiene l’intervento nella Grande Guerra: allora, in pochi giorni, perde ogni sostegno e viene bollato col marchio del traditore. Quando fonda i Fasci di combattimento, nel marzo del 1919, raduna poche centinaia di affiliati: quel fascismo è un movimento rumoroso ma marginale. Nelle elezioni politiche di novembre, infatti, Mussolini prende meno di cinquemila voti, e ha la tentazione di abbandonare la politica. Emilio Gentile racconta la storia di un Mussolini per molti aspetti sconosciuto: non rivoluzionario, non anticapitalista, e neppure «duce»: un politico isolato, che si autodefinisce «avventuriero di tutte le strade». E con spregiudicatezza è pronto a rinnegarsi pur di conquistare il potere.
Gian Mario Villalta – L’apprendista – SEM
Fuori piove, fa freddo. Dentro la chiesa, in un piccolo paese del Nord-Est, fa ancora più freddo. È quasi buio, la luce del mattino non riesce a imporsi. Un uomo, Tilio, sta portando via i moccoli dai candelieri, raschia la cera colata, mette candele nuove. Sistema tutto seguendo l’ordine che gli hanno insegnato, perché si deve mettere ogni cosa al suo posto nella giusta successione. Parla con se stesso, intanto, in attesa che sulla scena compaia Fredi, il sacrestano. Tra una messa e l’altra i due sorseggiano caffè corretto alla vodka. Così inizia il teatro di una coppia di personaggi indimenticabile, che intesse nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un intreccio vertiginoso di vicende personali, desideri, rimpianti e paure che convocano la vita di tutto un paese, in una lingua che fa parlare la realtà vissuta.