I nostri Sponsor

 

Vincitore edizione 2023

Paolo Giordano

Tasmania di Paolo Giordano segna per la sua obiettiva complessità un momento alto nella evoluzione del romanzo in Italia. In questa narrazione, limpida e illuminata costantemente da una luce di ironia, il sapere e il non sapere e il congetturare che socraticamente si alternano e si fondono, governati con saggezza e umiltà, da uno scrittore di formazione scientifica, educato cioè da una scienza dura che sceglie però la narrazione del romanzo, questo plastico contenitore di ogni sperimentato pensiero, per esplicarsi e parlare a tutti. Dalla durezza delle scienze fisiche alla affabilità, pur sempre umanistica, del racconto. Ma più specificamente questo romanzo è una specie di humboldtiana misura del mondo, procede con un ritmo piano, senza opporre ostacoli retorici al lettore, mentre intreccia continuamente, a ogni frase e senza tregua, temi e argomenti, che, come nel Dialogo con Galileo, potremmo iscrivere alla categoria dei massimi sistemi. Il nostro mondo, terra e civiltà, che vengono giustamente tenute separate, la cagionevole condizione del pianeta, il suo ipotetico destino, la scienza, le ipotesi scientifiche, l’affannosa rincorsa rituale delle conferenze internazionali sul clima, Berlino, Kyoto, Parigi, Katowice, Sharm el-Sheik, con protocolli tanto necessari quanto irrimediabilmente controversi e tediosi, che vorrebbero stipulare accordi intorno alla casa che brucia fra paesi e potenze reciprocamente sordi e divisi dagli inconciliabili interessi, ragazzine (Greta) che danno lezioni a classi dirigenti, l’aura di superstiziosa apocalisse, da rassegnata estinzione, che avvolge talune prospettive sul futuro dell’umanità. L’impatto di ogni nostro gesto e respiro sul riscaldamento globale si muove fra le pagine come l’ombra di Banquo. La si prende sul serio, ma conviene anche prenderne dovute distanze per non impazzire di climatologia.

Ma poi c’è tutto il resto. La vita, il privato, il lavoro, lo studio, l’amicizia, l’amore, il matrimonio, il sesso, il caldo e il freddo dei sentimenti e dei desideri, che anch’essi non vengono mai dimenticati, particelle infinitesimali della gran macchina universale, ma anche il suo cuore pulsante. Infine, tirando le somme, cosa possiamo inferire a margine di un’opera letteraria di tale livello? Che la letteratura, lungi dall’essere un orizzonte cosmetico delle più vaste e ardue problematiche mondiali, resta l’unica modalità per esprimerle, e, in ultima istanza, avvicinarsi a comprenderle.

Vincitore edizione 2022

Alessandro Zaccuri

Che cosa sarebbe successo se invece di sposare il vecchio conte Manzoni la marchesa Giulia Beccaria avesse consegnato ad un orfanotrofio il figlio nato dalla relazione con Giovanni Verri?

Il romanzo di Alessandro Zaccuri, Poco a me stesso (Marsilio) ci porta nella Milano del 1841, dove i palazzi nobiliari sono vicini ai quartieri del vizio e della miseria, su cui regna un losco e feroce malavitoso. A ottant’anni la Beccaria anima ancora un vivace circolo di amiche. Tra i suoi protetti c’è un giovane e seducente avventuriero francese, il barone di Cerclefleury, che si dice in grado di ringiovanire le signore con i suoi ritrovati.

Contro di lui si schiera il fidato contabile di Giulia, l’austero Evaristo Tirinnanzi, che annota caotici pensieri su un suo quaderno segreto. Ma chi è davvero quest’uomo, e perché la marchesa gli ha pagato gli studi e se lo è preso in casa? Come Manzoni, Evaristo è un uomo fragile, balbuziente, agorafobo, con il vizio del gioco… Zaccuri reinventa un capitolo della biografia manzoniana con una sapiente girandola di intrighi e colpi di scena all’insegna del doppio.

Un gioco sottile di ombre e di rimandi, in una lingua che si ispira alla grande prosa dei Promessi Sposi.